Ci vorrebbe un nuovo concilio.

Ci vorrebbe un nuovo concilio, non un sinodo, per passare da una Chiesa che propone ancora principi e doveri tratti dal diritto canonico a una comunità ecclesiale capace di misamore-contaericordia e accoglienza. Lo sostiene Luigi Sandri, giornalista e scrittore: gli hanno fatto eco in tanti al convegno “La sessualità e la famiglia dal Concilio Vaticano II al Sinodo”, organizzato dal Museo Storico in Trento, sabato scorso nella sala rosa della Regione.“Sandri, storico trentino, (autore dell’opera “Dal Gerusalemme I al Vaticano III: i concili nella storia tra Vangelo e potere” (Il Margine) ) ha preceduto gli interventi di associazioni, cattoliche e non, convocate e coordinate da Silvano Bert, insegnante, scrittore e in prima linea sul tema del rinnovamento della Chiesa. C’era anche Arcigay: “Il Concilio Vaticano II non ha mosso nulla per gli omosessuali: sappiamo benissimo cosa dice il Catechismo della Chiesa Cattolica: è oggettivamente disordinata l’inclinazione omosessuale, peccaminosa, se esercitata. Ma la nostra condizione, anche solo dal punto di vista laico, è di discriminazione: se è vero che aborto e divorzio, pur non essendo leciti secondo la Chiesa, vengono regolati da leggi dallo Stato italiano, quando si parla di omosessualità Stato e Chiesa sono sulla stessa linea. Stato laico fino ad un certo punto, dunque: l’ingerenza della Chiesa ha fatto si che in Italia non si permetta ancora alle persone omosessuali di sposarsi. A noi non è concesso avere una famiglia come avviene in tantissimi altri Stati d’Europa”. Così Paolo Zanella, Arcigay, ha sintetizzato la condizione degli omosessuali al convegno. La posizione di chiusura della Chiesa Cattolica dunque non riguarda solo i credenti, ha poi spiegato Zanella, ma tutte le persone omosessuali: “sappiamo di credenti e omosessuali che si sono rivolte ad altre confessioni cristiane, proprio perché si sentono esclusi e giudicati in ambito cattolico. La chiesa valdese è certamente più aperta su questi temi”. Per quanto riguarda il Sinodo, voluto da Papa Francesco, Zanella è stato piuttosto scettico: “Ci vorrebbe piuttosto un nuovo Concilio per affrontare alla radice questi temi: vediamo però dei piccoli segnali di apertura. La base ci sembra molto più avanti delle gerarchie”. Un accenno alla posizione del teologo VIto Mancuso: le argomentazioni bibliche e della legge naturale sono deboli. Dovrebbe prevalere la capacità della Chiesa di includere. “Sono fiducioso per le persone omosessuali credenti” – ha concluso Zanella, citando sempre Mancuso, “la maturità della comunità cristiana si manifesta nella sua capacità di accogliere tutti i figli di Dio così come sono venuti al mondo, nessuna dimensione esclusa”.

Che ci voglia un Concilio Vaticano III Sandri lo va predicando da tempo: la sua relazione sulla sessualità e la famiglia nella Chiesa Cattolica ha toccato tutti i nodi principali su cui oggi il sinodo si trova a discutere. Contraccezione, divorzio (con la questione della comunione negata ai risposati), aborto e omosessualità. Tutte questioni su cui però è necessario rivedere profondamente l’atteggiamento della Chiesa: non si tratta cioè per Sandri di aggiustamenti. Basterebbe tornare al Vangelo: “per Gesù Cristo la questione della sessualità è certamente secondaria. Ne parla in rare occasioni. Se l’avesse ritenuta importante e decisiva per la salvezza dell’umanità ne avrebbe parlato molto più ampiamente”. A parte alcuni punti sul ripudio nel matrimonio, nel Vangelo non si trovano altri grandi riferimenti al sesso. Perché la Chiesa Cattolica invece ha così a cuore questo tema? In ogni caso, secondo Sandri, basterebbe guardare a come fanno le altre confessioni religiose, prima di tutto gli ortodossi: per il caso del divorzio è riammesso a nuove nozze religiose il coniuge “innocente” (quello cioè a cui non è imputabile la rottura del vincolo matrimoniale). Per la questione della contraccezione Sandri ha richiamato il percorso per cui a fine ‘800 il Magistero cattolico iniziò ad opporsi al controllo delle nascite: si rispondeva agli anglicani che avevano ammesso la contraccezione, guardando alla condizione degli operai per cui avere tanti figli non er più un bene (come per i contadini bisognosi di braccia per i campi) ma un costo. Da allora in poi la Chiesa Cattolica non ha mai veramente abbandonato l’idea che la sessualità vada praticata solo in funzione della procreazione. Per Sandri infine occorre rileggere la parabola del Samaritano e riscoprire la misericordia verso chi è emarginato. Il dottore della legge e il sacerdote, nella parabola evangelica, non si sono fermati a soccorrere chi aveva bisogno. La Chiesa deve ritrovare l’atteggiamento del Samaritano.

pubblicato su L’Adige del 6 ottobre 2015

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