Israele è diventata una macchina che produce antisemitismo: per trovare la pace, israeliani e palestinesi dovrebbero fare dei passi dolorosi, ma necessari. Bisognerebbe guardare all’esperienza del Sud Africa, dove dalla reciproca paura si è passati alla convivenza, e smetterla di «piangersi addosso».
A sostenerlo è un ebreo, Marco Ramazzotti Stockel: il suo secondo cognome, ebraico, è tra quelli ricordati nel museo dell’Olocausto a Gerusalemme. La sua famiglia è stata in gran parte annientata nella Shoah. Eppure oggi egli chiede ad Israele di uscire dalla paura e dalla violenza verso i palestinesi, proprio perché è l’unica strada per non alimentare l’antisemitismo. Ramazzotti verrà a spiegare la sua scomoda posizione in una serata organizzata dall’associazione «Cortili di Pace», dal titolo «Gaza: una polveriera sempre accesa. Azioni di guerra, azioni di pace, diritti umani, voto Onu» che si terrà oggi alle ore 20.30 presso il Teatro delle Garberie a Pergine. Interverranno Erica Mondini, dell’associazione «Pace per Gerusalemme» e Chantal Antonizzi, di Amnesty International. Ramazzotti, che di mestiere fa il consulente internazionale per lo sviluppo e le emergenze, è stato l’unico volontario italiano a bordo della nave Estelle che lo scorso ottobre è stata abbordata da militari israeliani mentre tentava di raggiungere Gaza.
Ramazzotti, come vede il presente e il futuro dopo l’ultima tregua a Gaza?
«C’è una totale incapacità israeliana di convivere con i palestinesi nonostante questo sia stato possibile in passato. Ogni tentativo di negoziazione viene ostacolato. È chiaro però che la società israeliana non è un blocco unico con una sola posizione. Ci sono varie sfaccettature. È dal profondo del cuore, da ebreo vissuto a stretto contatto con il mondo arabo, che chiedo alcuni passi dolorosi ma necessari per arrivare alla convivenza».
Stanno cambiando gli assetti internazionali e Israele rischia
l’isolamento. «Gli Usa non sono più interessati all’area del Mediterraneo. Non c’è più l’Urss da tenere a bada e anche gli interessi sul petrolio si stanno spostando. Con la crisi economica le sovvenzioni Usa ad Israele potrebbero terminare. E poi il governo israeliano continua a pensare di voler attaccare l’Iran, nonostante tutti gli esperti militari dicano che si tratta di una follia che scatenerebbe una catastrofe. Gli stessi militari israeliani sono contrari a questa ipotesi del governo di Netanyahu. L’antisemitismo si genera soprattutto con queste politiche violente. Nessuno, oggi, giudica gli ebrei per il loro “naso adunco”. È quel che subiscono i palestinesi ad essere intollerabile».
Quanto è laica oggi la società israeliana e che ruolo ha avuto il sionismo nella sua evoluzione?
«I religiosi ultraortodossi, oggi, sono uno dei freni maggiori alla laicità dello stato israeliano che in realtà si sta trasformando in qualcosa che lo stesso sionismo non voleva all’origine: una realtà fondamentalista, dove la religione diventa il maggior punto di riferimento».
Criticare Israele per un ebreo non è facile.
«Attualmente non posso entrare in Israele. Il governo non mi vuole. Ma se proclamo il mio dissenso non è perché abbia dimenticato la Shoah. Solo ho vissuto con gli arabi e ho sperimentato che non bisogna averne paura. Non saranno loro ad avviare un nuovo sterminio di massa degli ebrei. Guardiamo a cosa è successo in Sud Africa: i bianchi erano terrorizzati all’idea che i neri potessero prendere il potere. Poi però, grazie anche ad
una figura politica straordinaria come Nelson Mandela, quel che sembrava impensabile è diventato realtà”
Articolo pubblicato su “L’Adige”, 14 dicembre 2012, pag. 12
la strategia sionista ( ed uso questo termine perché sionismo ed ebraismo non sono la stessa cosa) è quella dell’irreversibilità del processo. Distruggere ogni residuo di possibile convivenza per non rischiare di scendere, appunto, a patti di alcun tipo. I palestinesi hanno ormai perso tutto e non hanno più niente da perdere. Basta leggere cosa hanno testualmente detto e scritto figuri come Ben Gurion, Golda Meir, Ariel Sharon o Benjamin Netanyahu per capire che il disegno è esattamente questo da quasi un secolo… tutto giusto per gli israeliani a patto di avere, per sempre, la supremazia militare. Il giorno che la perderanno, ed è inevitabile che accada, sarà nuovo sterminio e nuova diaspora… sembra incredibile che non se ne rendano conto, ma la fine sarà, inevitabilmente questa.